Parliamo proprio della castagna rossa del Cicolano.
Lungo la Valle del Salto, la coltura del castagno da frutto ha infatti da sempre caratterizzato il paesaggio del territorio, in particolare nelle aree della media montagna, dai 600 ai 1200 m.
Ma ti dirò di più: in queste zone esiste anche una varietà molto particolare, oserei dire un’eccellenza, conosciuta come la Castagna Rossa del Cicolano.
In particolare nei territori dei comuni di Pescorocchiano e Marcetelli, secolari e rigogliosi castagneti occupano una superficie di oltre 2.000 ettari con una produzione annua complessiva di c.a. 7.400 q., ed una produzione di legname di c.a. 1390 mc.
Qui si coltiva la Castagna Rossa del Cicolano, che ha ottenuto il riconoscimento I.G.P. (indicazione geografica protetta) proprio per le sue peculiarità e la sua squisitezza.
La VII Comunità Montana Salto Cicolano e il Comune di Pescorocchiano hanno aderito all’Associazione Nazionale “Città del Castagno“, al fine di favorire la riscoperta e rivalutazione di questo prodotto.
In autunno, sono molte le iniziative del territorio per celebrare questo prodotto con sagre ed eventi.
Di taglia superiore rispetto ai marroni e alle altre castagne, la castagna rossa del Cicolano è una varietà di gran pregio a cui, nel passato, è stata fortemente legata l’economia dell’area.
A testimoniare la presenza di questo frutto nella nostra zona fin dall’antichità, presso Pescorocchiano sono stati rinvenuti i resti carbonizzati di castagne addirittura risalenti all’età del bronzo.
Nel Medioevo, la coltura si è diffusa rapidamente.
Dal secolo VIII divenne una componente principale, se non l’unica dieta delle popolazioni montane, integrando o sostituendo i cereali invernali e primaverili caratterizzati da basse rese.
In parallelo, anche il castagno da legno venne utilizzato come elemento fondamentale delle strutture degli edifici: dal Cicolano si importavano infatti pali di castagno, legnami lavorati a mano, vasi vinari.
A Marcetelli, i “cerchiari”, fantastici artigiani rinomati in tutto il centro Italia, lavoravano il legno e costruivano o riparavano botti e tini.
Un’attività che fino agli anni ’50 è stata fonte di sostentamento per le famiglie del paese.
Gli abitanti del paese per mantenere vivo il ricordo della dura attività dei “cerchiari” hanno inaugurato “la bottega del cerchiaro”, un vero e proprio museo allestito con gli attrezzi tipici del mestiere più diffuso di questa magica terra.
PER APPROFONDIRE ECCO UN LINK DELLA TRECCANI SULL’ARTE DEL CERCHIARO