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RIETI SOTTERRANEA

by Antonella Piscitilli

Sotto l’odierna via Roma a Rieti esiste un mondo sotterraneo fatto di ampi ambienti che inglobano vestigia romane, sconosciuto anche agli stessi Reatini solo fino a pochi anni fa. Ancora oggi passeggiando lungo la principale via cittadina, l’antico cardo, ossia la via Salaria, l’antica via del sale, si fatica ad immaginare di camminare su un piano rialzato, sostenuto da archi, resti di una poderosa costruzione realizzata dai romani per evitare l’impaludamento dell’importante via consolare.

Infatti, sotto il piano di calpestio, si apre un mondo straordinario ed affascinante, fatto di volte, architravi, antichi vicoli, che conduce al viadotto romano e che aspetta di essere scoperto dai visitatori.

Sono ormai quasi 30 anni che è stato ideato il tour che, attraverso le cantine dei palazzi nobiliari lungo via Roma, fa scoprire una parte della Rieti romana che per secoli è stata nascosta.

Tutto ebbe inizio in occasione della manifestazione annuale dell’Associazione Dimore Storiche Italiane-ADSI; nel 1995 l’allora referente dell’ADSI di Rieti, Angela Rosati Colarieti, insieme a Rita Giovannelli, guida turistica molto legata alla sua città, crearono un tour eccezionale: una vera e propria immersione nella storia e nell’architettura, una vista turistica nei sotterranei dei palazzi privati. Si aprirono così al pubblico le cantine dei palazzi Napoleoni, Vecchiarelli e Rosati Colarieti.

 Il successo fu grande e così, da una singola manifestazione, nacque quello che è il tour più noto della città, appunto “Rieti Sotterranea”, e che nel tempo è diventato un “must” per tutti i visitatori.

Rita Giovannelli, l’attuale responsabile del progetto, ha nel tempo ampliato e modificato il percorso del tour, che si è arricchito ulteriormente.  L’elemento più importante che si visita è il viadotto romano che sosteneva l’antica via Salaria che oggi è ripercorsa da via Roma. Possenti murature di blocchi di travertino locale creano grandi archi, all’interno dei quali nel medioevo sono state realizzate le cantine dei palazzi che vennero costruiti lungo la via consolare.

Negli ambienti sotterranei si ammirano non solo reperti romani, ma anche il piano interrato del palazzo che Carlo Maderno costruì alla fine del XVI secolo per la nobile famiglia reatina, ampi ambienti forse dedicati alle scuderie che prendono luce dalle griglie del cortile centrale. Negli anni, questi ambienti hanno visto la realizzazione di vari eventi quali mostre d’arte, cene e concerti.

Ma come si è giunti alla costruzione di questo incredibile viadotto? Anticamente occupata da un grande bacino, la città di Rieti, fu conquistata insieme al resto della regione sabina, nel 290 a.C. da Manio Curio Dentato. Le acque del fiume Velino, ricche di sostanze minerali, avevano nel corso dei secoli incrostato le rocce, creando una barriera che impediva il deflusso delle stesse a valle. Il console romano fece eseguire il taglio delle Marmore, consentendo così al fiume di precipitare nel Nera e liberare la pianura di Rieti dalle acque del “lacus Velinus”.

Questa importante opera idraulica, citata spesso nelle fonti antiche, è considerata uno degli interventi paesaggistici più interessanti e spettacolari della storia, che da una parte mise Reate in urto con Terni per i contrastanti interessi connessi alla regolamentazione delle acque del fiume Velino, dall’altra trasformò la città in un importante centro agricolo, naturale fornitore di Roma, “vocazione” che Rieti non ha mai abbandonato nel corso dei secoli. Dopo la conquista Rieti fu sempre molto legata a Roma e collegata ad essa dalla Salaria, la via più antica che usciva da Roma.

La denominazione dell’importante arteria si deve alla sua funzione originaria che consentiva alle popolazioni dell’entroterra sabino e dell’agro reatino di raggiungere Roma per rifornirsi di sale nel Foro Boario, trasportato qui dalle saline della foce del Tevere ed alle popolazioni del Piceno di trasportare numerosi prodotti verso la capitale. Inizialmente la strada doveva giungere a Rieti, e solo successivamente venne prolungata fino all’Adriatico, forse in seguito all’assoggettamento del Piceno avvenuto nel 268 a.C. Tali modifiche, resero la Salaria la principale via di comunicazione per l’intero territorio sabino, utilizzabile in qualsiasi periodo dell’anno.

L’abbondanza delle acque della città di Rieti e le ricorrenti piene del Fiume Velino nel periodo delle piogge resero necessaria la costruzione di un imponente viadotto che consentiva si superare il fiume con un solido ponte in pietra dove sono visibili i profondi solchi dalle ruote dei carri utilizzati per il trasporto del sale e che permetteva di raggiungere la città sviluppatasi su una rupe, evitando allagamenti ed impaludamenti.

La struttura romana è inglobata nei sotterranei di alcune dimore patrizie reatine ed è formata da grandiosi fornici romani costruiti con enormi blocchi squadrati di travertino cavernoso, a sostegno del piano stradale.

Nei sotterranei si apre un ambiente straordinario, in cui si susseguono fornici romani e archi utilizzati successivamente come fondaci per la vendita di olio e vino. Più tardi tra il 1600 ed il 1700 questi locali divennero accessibili anche da via del Portoe furono utilizzati come magazzini mercantili, uso testimoniato dalla presenza in loco di antichi dolii oleari della capacità di circa 200 litri cadauno, alcuni dei quali recentemente restaurati dagli studenti dell’Istituto d’Arte di Rieti “Antonino Calcagnadoro”.

Anche durante le due guerre mondiali del secolo scorso tali ambienti offrirono riparo alla popolazione reatina e si possono ammirare i resti di vita quotidiana custoditi negli ambienti sotterranei.

Speriamo di avervi convinto ad approfondire la conoscenza di questo luogo magico, un mondo sotterraneo che svela uno dei tesori che si celano sotto la città di Rieti, testimone di un passato importante.

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