Come riferisce Virgilio nell’Eneide (VII, 746-749), gli Equicoli avevano la fama di essere sempre in armi. Con questo termine venivano definite nella tarda età repubblicana le popolazioni stanziate lungo la Valle del Salto, dove, dopo lunghe guerre avvenute nel V e IV secolo a.C., erano stati relegati dai Romani i superstiti degli Equi, un popolo che un tempo abitava un territorio molto più vasto, che comprendeva anche gran parte della Valle dell’Aniene.
È proprio dall’ager Aequiculanus che prende il nome il Cicolano, ovvero il territorio laziale, confinante con l’Abruzzo, che dà il nome al Museo Archeologico Cicolano (MAC), situato a Corvaro di Borgorose (Rieti), riaperto al pubblico, dopo un lungo periodo di chiusura, il 22 luglio 2022.
Posto al di sotto del borgo medievale di Corvaro, dominato dalla Rocca, il museo si compone di 10 sale espositive al pianterreno e una parte superiore utilizzata per approfondimenti e mostre: la sua visita potrebbe essere l’occasione per scoprire una terra ancora non invasa dal turismo di massa, ma particolarmente interessante sia dal punto di vista naturalistico che dal punto di vista archeologico.
I materiali conservati nel museo sono, infatti, di una straordinaria ricchezza, grazie agli scavi di santuari e necropoli, compiuti soprattutto a partire dagli anni ‘80 del Novecento, e in particolare del cosiddetto “Tumulo di Corvaro”, che ha restituito un incredibile complesso di tombe a inumazione con i rispettivi corredi, mettendo in luce uno spaccato di vita dell’antico popolo guerriero, antenato degli attuali abitanti di questo estremo lembo del Lazio.
La gestione del Museo è affidata alla Comunità Montana Salto Cicolano e si pone come obiettivo la tutela e la condivisione dei materiali archeologici rinvenuti che sono di eccezionale interesse; alcuni di essi rappresentano un unicum nell’archeologia e trovano qui una degna sede espositiva, a due passi dai contesti di provenienza.
Il percorso museale è molto ricco e segue un itinerario cronologico legato alla datazione dei più importanti ritrovamenti. Largo spazio viene dato anche alle Grotte Val de’ Varri, della quale sono esposte spettacolari fotografie. Lo scavo del 1997 ha infatti messo in luce numerosi ritrovamenti ceramici (circa 1000 frammenti, alcuni anche decorati), che vanno ad aggiungersi a quelli rinvenuti nelle precedenti indagini e conservati a Roma nel Museo delle Civiltà “Luigi Pigorini”.
In una ulteriore sala sono collocati materiali provenienti da altre necropoli, come quella di Cartore (Borgorose), il cui tumulo misura 30 m di diametro, e quella di Pietra Ritta a Torano (Borgorose).
Un settore è dedicato alla romanizzazione della Valle del Salto, che ebbe luogo all’inizio del III sec. a.C., quando Manio Curio Dentato occupò la vicina Sabina, anche se erano già state fondate le colonie di Carsioli e di Alba Fucens.
L’orografia della zona ha influenzato sicuramente la tipologia degli insediamenti, che vedono come punto di aggregazione i santuari posti in posizione sopraelevata, come per esempio quello di S. Angelo di Civitella a Pescorocchiano.
A Cliternia (nei pressi dell’attuale Capradosso) è stato possibile individuare un impianto termale di età romana (II sec. d.C.), articolato in quattro ambienti principali, più due di incerta identificazione. Sono esposti nel museo frammenti di intonaci con tracce di decorazioni e lastre di rivestimento pavimentale di tale sito.
Della Res Publica Aequicolanorum il vicus principale era Nersae (Nesce, territorio di Pescorocchiano). Uno spettacolare scena di tauromachia mitraica è stata rinvenuta nel territorio, ma si trova nel Museo Nazionale Romano, Terme di Diocleziano (ovviamente perché all’epoca il Museo Cicolano non esisteva). Il Museo Archeologico Cicolano è quindi una raccolta di testimonianze del passato veramente importanti, da non perdere per conoscere a fondo le origini di questo incredibile